Le 4 fasi della formazione
In precedenti contributi (1) abbiamo evidenziato che i passaggi preliminari da seguire, prima di progettare qualsivoglia attività formativa, sono:
– la definizione di una policy formativa, nell’ambito della quale, enucleate le linee di azione per il governo del rischio di riciclaggio, devono essere precisati gli obiettivi strategici che devono essere perseguiti dalla competente funzione organizzativa,
– la strutturazione degli assetti organizzativi aziendali, destinati a governare e gestire le attività necessarie per dare concreta attuazione alle linee di indirizzo strategiche definite dagli organi di governance,
– l’implementazione di apposite procedure, per standardizzare le attività da svolgere secondo schemi predefiniti che permettano di sapere in anticipo chi deve fare cosa, nonchè di chiarire competenze, responsabilità e tempistiche di azione.
Vediamo ora le 4 fasi attraverso le quali si deve realizzare un percorso formativo in ambito antiriciclaggio: pianificazione, programmazione, erogazione e controllo.
La Pianificazione
Per progettare un’attività formativa con un approccio metodologicamente corretto, è necessario in primo luogo definire gli obiettivi “tattici” da conseguire, delineando le azioni da intraprendere. Questa fase di pianificazione è finalizzata a:
- raccogliere, con varie modalità, i gap formativi dell’organizzazione al fine di precisare in modo puntuale gli obiettivi da raggiungere, in termini di competenze e conoscenze che devono acquisire le varie risorse umane coinvolte;
- distinguere i livelli dei ruoli aziendali da coinvolgere (dirigenti, direttivi ed esecutivi),
- definire il livello di esperienza del personale interessato (neoassunti e impiegati più anziani),
- focalizzare l’attenzione sui profili specialistici che attengono alle diverse professionalità interne. In tale ambito i temi di interesse saranno definiti tenendo presente la natura dell’attività svolta dal soggetto obbligato (es. operatori di gioco, istituti banche, professionisti, ecc);
- individuare le metodologie didattiche più adeguate ed efficaci. In proposito si dovrà tenere presente che una formazione verso soggetti adulti (più o meno professionalizzati) sarà più efficace se svolta secondo gli indirizzi e le indicazioni fornite dall’andragogia[2]. Gli adulti, tra l’altro, tendono a privilegiare modalità di erogazione didattica basata su tecniche esperienziali (vgs ciclo di Kolb[3]);
- definire le categorie dei destinatari della formazione ed i contenuti generali della formazione sulla base delle indicazioni delle funzioni aziendali da coinvolgere. A tale riguardo si potrà disporre di una banca dati del personale contenente indicazioni sui compiti e funzioni svolte, sul livello professionale acquisito e sulla pregressa partecipazione a sessioni formative;
- decidere le modalità di erogazione (in presenza o on line) di specifici contenuti (sessioni formative, webinar, convegni, seminari, corsi in house o presso terzi, ecc.);
- valutare le tempistiche di erogazione più efficaci, sia in termini di numero di sessioni che di durata delle singole sessioni;
- verificare la necessità o meno di valutare (in itinere e/o ex post), l’esito dell’attività formativa, il livello raggiunto in termini di apprendimento (in termini di qualità e soddisfazione dei discenti), l’efficacia in termini di ritorni operativi (nel medio periodo);
- individuare le eventuali ulteriori discipline di interesse su cui rivolgere l’attenzione per una formazione integrata. In questo caso la scelta dei temi da trattare potrà essere rivolta ad argomenti più squisitamente normativi (Mog 231, GDPR, normativa anticorruzione) oppure di natura organizzativo-gestionale (risk management, analisi e reingegnerizzazione dei processi, problem solving e decision making riferiti all’area antiriciclaggio, ecc.).
La programmazione
Questa fase si sostanzia in una progettazione di dettaglio dell’attività didattica. Si procederà pertanto alla:
- indicazione specifica degli argomenti da trattare. Questo tipo di problematica è in genere legata anche al target di frequentatori delle sessioni formative. Interventi per dirigenti o responsabili di aree o funzioni potranno avere tagli di ampio respiro e affrontare tematiche strategiche;
- scelta dell’approccio didattico da utilizzare. Gli interventi per personale operativo e tecnico dovranno infatti privilegiare approcci con un taglio pratico e concreto. In tal senso gli istituti giuridici oggetto di approfondimento dovranno essere sempre agganciati a casi e tematiche tratte dall’esperienza aziendale quotidiana. Il linguaggio in questi casi dovrà essere semplice e chiaro e non indulgere in eccessivi tecnicismi giuridici. A tale proposito potrebbe risultare particolarmente efficace:
– l’approccio per lesson learned, con riferimento al cd “flusso di ritorno delle informazioni” (art. 41 d.lgs. 231/07). Questa metodologia permetterà di illustrare e verificare, ad esempio, gli esiti investigativi dell’approfondimento delle operazioni sospette inviate all’Unità di Informazione Finanziaria (art.35 d.lgs. 231/07);
– l’utilizzo dei case study, con la costituzione di piccoli gruppi che esporranno le rispettive soluzioni in “plenaria” con n momento di discussione e confronto guidato dal docente;
– il coinvolgimento dei “discenti” in simulazioni o giochi di ruolo che permettano a ciascuno di affrontare in modo diretto una tematica oggetto di preliminare illustrazione da parte del docente;
– la partecipazione di “testimoni qualificati”, in grado di esporre eventuali pregresse esperienze in ordine a progetti o a casi operativi che li ha visti impegnati e che potrebbero rivelarsi particolarmente utili;
- individuazione delle giornate formative con la calendarizzazione delle date e la previsione del numero delle ore di lezione da svolgere. Al riguardo la stessa durata dei corsi dovrà essere parametrata all’effettiva capacità di concentrazione degli interlocutori al fine di evitare cali di attenzione, normali in sessioni che si protraggono oltre le tre ore;
- individuazione nominativa dei docenti, da ricercare sia in ambito interno che esterno. Per i docenti esterni dovranno essere avviate ricerche di mercato per acquisire le referenze professionali. In tale caso saranno avviate le opportune procedure per formalizzare i corrispondenti rapporti contrattuali. Potranno essere previsti, altresì, eventualmente incontri preliminari per valutare/concordare la realizzazione di specifici approfondimenti o integrazioni dei programmi;
- convocazione dei docenti e discenti per le date fissate;;
- individuazione della location fisica ove saranno svolte le sessioni formative. Si valuteranno al riguardo anche gli aspetti relativi alla disponibilità della rete internet, alla disposizione fisica dei discenti, ai microfoni, ai proiettori e quant’altro) ovvero saranno individuate le piattaforme su cui realizzare eventuali lezioni online (prevedendo prove preliminari con i docenti);
- scelta dei supporti didattici da utilizzare e da distribuire (slide, file, sentenze, dispense, ecc.). In tal senso potrebbe essere utile:
– adottare glossari, compendi o infografiche (realizzati da docenti o con risorse interne),
– acquistare libri,
– distribuire mappe concettuali, con riferimento ai principali concetti richiamati,
– creare nella rete intranet o nella bacheca aziendale sezioni dedicate a specifici argomenti in modo che tutti i dipendenti sappiano sempre dove trovare la documentazione rilevante,
– creare apposite newsletter o spazi digitali per coinvolgere, in una sorta di comunità di pratica, gli esperti di specifiche aree ove gli stessi possano scambiarsi opinioni, pareri, esperienze professionali, notizie di attualità;
-
- verifica degli apprendimenti (con test a risposta multipla e/o risposta aperta, analisi di casi, verifica orale);
- verifica della qualità della docenza. Al riguardo al termine del corso o di una sessione formativa potrà essere distribuito un questionario di gradimento da restituire in forma anonima.
L’erogazione
In questa fase l’attenzione sarà rivolta soprattutto alla verifica del regolare svolgimento delle lezioni e alla verifica della corrispondenza tra quanto programmato e quanto effettivamente affrontato in aula.
Si procedere quindi:
- al riscontro dell’effettiva presenza dei partecipanti (con un foglio firme),
- alla verbalizzazione degli argomenti trattati (con la firma del docente e del dipendente più anziano). È utile prevedere in detti casi anche un tutor didattico a cui potranno rivolgersi sia i docenti che i discenti per qualsiasi necessità ovvero per eventuali contatti successivi. Detti tutor dovranno sovrintendere e seguire il regolare funzionamento degli aspetti logistici, degli strumenti didattici e raccoglieranno (e conserveranno) le eventuali prove di verifica degli apprendimenti.
Il Controllo
In questa fase sono previste una serie di attività di verifica e riscontro circa l’efficacia dei contenuti programmati e delle modalità di erogazione. Si verificherà, anche tramite specifici interventi di audit, se a seguito dell’attività didattica, le prassi operative hanno tratto effettivo e positivo beneficio.
Uno specifico report potrà essere inviato anche gli organi di governance, al responsabile delle risorse umane e al responsabile della funzione antiriciclaggio, segnalando eventuali interventi di miglioramento per le successive sessioni formative.
Note
1. https://www.espertocompliance.it/assetti-organizzativi-e-policy-nelle-attivita-formative-antiriciclaggio/
2. L’andragogia è una teoria dell’apprendimento ed educazione degli adulti sviluppatasi agli inizi degli anni ’80. Il termine si presenta in contrapposizione a quello di pedagogia, che deriva dal greco παῖς pais, bambino, e ἄγω ago, condurre. L’andragogia è un modello incentrato sui bisogni e gli interessi di apprendimento degli adulti (che sono diversi da quelli dei bambini), che ha trovato in Malcolm Knowles il suo massimo esponente.
3, Cappellato G. – Ragazzo R., Il ciclo di Kolb: un modello di apprendimento efficace, https://www.eclavoro.it/ciclo-kolb-modello-apprendimento-efficace/. “..Secondo i più recenti studi neurobiologici, il nostro cervello acquisisce concetti, nozioni e relazioni molto più velocemente se è spinto a metterli in pratica, se li vive in prima persona. Infatti, il coinvolgimento fisico ed emotivo facilita l’attenzione e la memoria. Questa è la base su cui si è sviluppato l’apprendimento esperienziale. A questo proposito, l’educatore statunitense David Kolb ha definito con chiarezza gli step che rendono questo tipo di apprendimento efficace ed efficiente. Il suo metodo si basa sull’assunto che l’apprendimento è circolare. Da ciò deriva il suo learning cycle, che definisce le fasi dell’apprendimento esperienziale e, soprattutto, offre un modello di pratica formativa. Esso si articola in 4 fasi sequenziali: esperienza concreta, osservazione riflessiva, concettualizzazione astratta, sperimentazione attiva…”.
Dott. Gaetano Mastropierro
Consulente compliance integrata (privacy, antiriciclaggio, responsabilità amministrativa degli enti), DPO.
Dott. Alfredo Sanfelice
Consulente compliance integrata (privacy, antiriciclaggio, responsabilità amministrativa degli enti), DPO.