Quando l’organizzazione è…“nevrotica”

Cosa può costituire una reale minaccia per la coesione e lo sviluppo di un'organizzazione? Secondo alcuni psicoanalisti le patologie comportamentali dei singoli individui possono affliggere anche le organizzazioni. Quando ciò avviene i comportamenti disfunzionali del management finiscono per diffondersi in tutta l'organizzazione. Tutto ciò che accade in un'organizzazione è infatti soggetta, in modo sottile e complesso, all'influsso di forze psicologiche invisibili di cui spesso non si ha piena consapevolezza. Le dinamiche che ne derivano influenzano profondamente la cultura organizzativa e possono consentire condotte che sono a volte del tutto irrazionali. Secondo Kets de Vries in questi casi si parla di “organizzazioni nevrotiche” e quando ciò avviene le conseguenze possono essere pesanti...

Stili “nevrotici” individuali e patologie organizzative

La personalità di un leader può influire in modo molto positivo sulla strategia, sulla struttura e sulla cultura dell’organizzazione che dirige. Purtroppo è vero anche il contrario. E quando ciò avviene gli effetti possono essere disastrosi perché le “rappresentazioni intrapsichiche nevrotiche” dei Capi tendono ad espandersi inevitabilmente (ed inconsapevolmente) all’intero funzionamento organizzativo.

Kets De Vries M., uno dei massimi esperti mondiali di leadership e comportamento organizzativo, unitamente al collega Danny Miller, nel loro splendido e sempre attuale saggio, denominato “L’Organizzazione Nevrotica” (1984), analizzano il rapporto tra stili nevrotici individuali e patologie organizzative. Lo psicanalista olandese evidenzia come i paradigmi delle psico-patologie individuali possano essere applicate anche alle organizzazioni . Ovviamente in questi casi non si fa riferimento a persone ammalate che agiscono in modo bizzarro o che hanno bisogno di interventi psichiatrici bensì a soggetti che, seppur di grandi capacità, hanno comportamenti disfunzionali.

Il “rispecchiamento” delle emozioni

ali comportamenti limitano l’efficacia del loro operato inducendoli a distorcere costantemente il modo di percepire le persone e gli eventi, influendo così sulle loro capacità relazionali e gestionali. In questi casi si realizza quello che D. Golemann chiama “rispecchiamento”, una sorta di meccanismo di trascinamento che diffonde emozioni in modo quasi automatico ogniqualvolta le persone sono vicine, anche nella totale assenza di qualsiasi contatto verbale.

Coloro che lavorano a stretto contatto giungono infatti a “cogliere” i sentimenti reciproci condividendo tutto: gelosia, invidia, angoscia ed euforia. Il leader in tali circostanze può rappresentare la fonte costante degli spunti emotivi influenzando lo stato d’animo dei dipendenti più diretti e innescando un “effetto domino” che si propaga sul clima organizzativo di tutto l’ufficio.

Quando il rispecchiamento attiva contagi emotivi negativi secondo l’autore si può parlare di un’“organizzazione nevrotica”. In tali ambiti si sviluppano comportamenti collettivi distonici che incidono pesantemente sulle comunicazioni, sui processi decisionali, sulle relazioni. Nel suo saggio De Vries evidenzia come tali condotte, anche se sono riconducibili al mondo interno dei singoli dirigenti, possono alimentare fantasie condivise che permeano tutti i livelli organizzativi alterandone la cultura e creando stili comportamentali dominanti che oscillano tra l’aggressività e la passività.

I 5 stili organizzativi nevrotici

Kets De Vries identifica cinque tipi di stili nevrotici che, variamente intrecciabili tra loro, sono caratterizzati da una fantasia prevalente e da correlati disturbi. Così, ad esempio, in un’organizzazione paranoide un capo insicuro, incerto delle proprie capacità (non tecniche, bensì personali) e debole nella sua identità, può tendere ad enfatizzare ed esasperare la funzione manageriale di pianificazione e controllo fino a limitare drasticamente, con l’accentramento decisionale, l’autonomia dei singoli e la libertà di pensiero.

La diffidenza verso i dipendenti porta a sviluppare nell’organo di vertice una persistente sensazione di minaccia incombente. La fantasia più frequente di questa patologia suona pressappoco così: “Cercano tutti di danneggiarmi” o “sono tutti contro di me”. Quando questo si verifica è molto probabile che la guida sia divisiva e strutturata su clan e cordate.

Il perfezionismo (inteso come preoccupazione verso dettagli spesso insignificanti), la fretta, l’esubero cronico di lavoro, l’esigenza di governare a tutti i costi il contesto di riferimento, è tipico delle organizzazioni ove prevale lo stile ossessivo che porta, però, all’introversione, all’indecisione, alla procrastinazione, al rispetto improduttivo di norme e regolamenti.

L’organizzazione definita isterica è invece caratterizzata da iperattivismo, eccessiva espressione delle emozioni, forte desiderio di azione, temerarietà e assenza di inibizioni. In questi casi i leaders sono in genere narcisisti e nella loro personalità predomina una triade di sentimenti nei confronti degli altri: il dominio, il trionfo e il disprezzo. Questi leaders tendono sempre a primeggiare e, di contro, a svalorizzare i collaboratori, pretendono senza dare nulla in cambio, creano tensione e conflittualità, detengono le informazioni che non trasferiscono, non permettono nessuna crescita e creano dipendenza nei dipendenti.

Nelle organizzazioni depresse, basate su un orientamento fortemente burocratico, all’opposto predominano i sensi di colpa, di inutilità, impotenza, mancanza di fiducia, demotivazione, inadeguatezza. 

Nelle organizzazioni schizoidi prevalgono, invece, i caratteri del distacco e della freddezza, la mancanza di coinvolgimento, la tendenza a rinchiudersi, il disinteresse, l’insoddisfazione, l’assenza di lodi/critiche e di contatti umani. I loro leaders vedono il mondo come un luogo infelice popolato da individui non meritevoli di fiducia.

 

Dott. Gaetano Mastropierro
Consulente compliance integrata (privacy, antiriciclaggio, responsabilità amministrativa degli enti), DPO e AML Manager. Specialista della formazione.